Lo spirito del porco

Maurizio Castè

“Porco” o “maiale” sono bollato:

Gli uomini e la natura

Neanche nel nome

Mi hanno risparmiato.

“Maiale” è la mia epitome

E nel dirla si scivola

Con disgusto nella lordura

Del letame vocalico

Che la lingua impastoia

Nel gorgo della parola

Che i suoni strozza e ingoia;

E bene esprime “porco”

La mia greve e grezza natura

Con quel cozzo consonantico

Ispido, crudo e stridente

Senza luce di redenzione

Che costituisce la mia patente

D’abbrutimento e d’abiezione.

I versi che emetto all’udito

Sono rozzi, storpi e sgraziati

E bene si dicono “grugnito”.

Ingozzarmi, non ho altri talenti.

Sono grasso, sporco e ingordo

Ho ruvido il pelo, guasti i denti

Son brutto, puzzolente, stupido.

Eppure tra tutti gli animali

Ho il dono o il castigo in sorte

Di presagire il mio destino.

Quando con i loro pugnali

Per “scannarmi” arrivano

— Grossolana è anche la mia morte —

Alle prime opache luci del giorno

Il mio grido acutissimo a distesa

Riempie l’aia e i cortili d’intorno,

Invade ogni confine

Gonfia l’aria della stupefatta attesa

Della notte senza fine

Di quel solenne stupore

Che ci afferra

Del dolore delle creature

Della terra.

Allora improvviso, umanissimo,

Il mio urlo si alza all’infinito

Come un falco nobile e forte

E vola libero, lieve, altissimo

Incontro alla morte

Finalmente spirito.

 

Swine Soul

translated by Toti O’Brien

‘Swine’ or ‘pork’ I am branded.

Men mistreat me with words

like nature with qualities.

Listen: ‘swine’ is my epithet.

As you mutter it

you disgustedly slide

through vocalic manure

thickly muddling your tongue

in a tangle of sounds

choking you as you swallow them.

‘Pork’ expresses quite well

my crude heavy countenance

with a strident, raw, pungent

cacophony of consonants.

Such irredeemable label

is my passport to abjection.

What I pour in your ears

is disgraceful and awkward

as ‘oink’ ‘grunt’ ‘snort’ explain.

I have no talent but pigging.

I am fat, soiled, ravenous.

My hair is rough, my teeth rotten

I am ugly and dull-witted.

I stink. Yet no other animal

was, like me, gifted or punished

with foresight of its own destiny.

When they come by to butcher me

— even my death is gross —

with their knives, before dawn

my loud shrill fills the sky

echoing through the courtyards.

It floods out of the gates.

The air swells with suspension

with a fear of endless night

with the stupor which rises

from the pain of earthy creatures.

Then, abruptly, my scream

absolutely human

reaches the sky and infinity

proud like a bird of prey

it flies free, higher

and higher, towards death.

Nothing but a soul, finally.

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