Roggia

Fabio Pusterla

Passo di qui, tornando da un lungo viaggio,

come in un cimitero di memorie.

La pozzanghera c’è sempre, anche d’estate,

il fango, la sterrata, i ciuffi d’erba

e d’ortica non cambiano mai. Sassi e sterpaglie

spariranno anche loro, soffocati da una morsa

più forte, di cemento, un giorno o l’altro,

e forse prima ancora dei nostri ricordi,

ma per adesso ci sono, ed è il passaggio

desolato che ho scelto per te. L’ultima casa

aperta al vento e alla luce, una pianura

quasi sempre deserta, non amena,

che percorre lentissima

una roggia. Io fumo, sto sul ponte,

e getto anche per te una sigaretta

nell’acqua scura. E’ un rito

senza senso, mena anche che un rito:

un’abitudine. Già con mio padre, a volte, sotto i fiori,

e mi domando cosa avrà pensato mia madre

di quel tabacco tombale: spettri, vandali?

O forse ha indovinato e non ne parla

per pudore. Full flavor blend, comunque, una miscela

mediocre, piuttosto grezza, Maryland: la sigaretta

rossa dei muratori, o così dicono. Anche il nome

riporta a sogni lisi e fuori corso: Parisienne,

ragazze che sghambettano su un palco al Moulin Rouge,

le luci di Pigalle, la naftalina di un secolo, BB.

O Jeanne Moreau, col suo volto

vastissimo e profondo: le sarebbe piaciuto

questo tabacco. Oggi però inattesi

dall’argine sono spuntati cinque germani

spaventandomi quasi: sono scesi in acqua regali,

risalendo la poca corrente della roggia, e uno di loro

si è voltato un istante.

 

Irrigation Ditch

translated by Will Schutt

Back from a long trip, I drop by

as if my memories were buried here.

Even in summer there’s that ditch.

The mud, the dirt road, clumps of grass

and nettles — they never change. Someday,

maybe sooner than we remember,

the stones and weeds will disappear too,

strangled by a stronger cement vise.

But for now they’re here, and this bleak landscape

is the one I chose for you. The last house

exposed to the wind and light, a valley

nearly always deserted, un-amenable,

sluggishly traversed

by an irrigation ditch. I stand on the bridge and smoke

and fling my cigarette into the dark water

for you too. It’s a ritual

signifying nothing, less than a ritual —

a habit. I used to do the same under the flowers with my father

and wonder what my mother must have thought

about that tomb of tobacco — ghosts? Vandals?

Or maybe she guessed and says nothing

out of modesty. In any case, full-flavor blend, a coarse,

mediocre cut from Maryland, a brand of reds

bricklayers smoked, or so they say. Even the name,

Parisienne, calls to mind cheap, outmoded dreams:

girls kicking up their legs at the Moulin Rouge,

the lights of Pigalle, century-old mothballs, B.B.

Or the soulful, open face

of Jeanne Moreau. She’d have liked

this brand. But today out of nowhere

five ducks emerged on the embankment.

They almost scared me, regally diving into the water,

swimming against the weak current, and one of them

turned for a moment to face me.

 

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