Roggia
Passo di qui, tornando da un lungo viaggio,
come in un cimitero di memorie.
La pozzanghera c’è sempre, anche d’estate,
il fango, la sterrata, i ciuffi d’erba
e d’ortica non cambiano mai. Sassi e sterpaglie
spariranno anche loro, soffocati da una morsa
più forte, di cemento, un giorno o l’altro,
e forse prima ancora dei nostri ricordi,
ma per adesso ci sono, ed è il passaggio
desolato che ho scelto per te. L’ultima casa
aperta al vento e alla luce, una pianura
quasi sempre deserta, non amena,
che percorre lentissima
una roggia. Io fumo, sto sul ponte,
e getto anche per te una sigaretta
nell’acqua scura. E’ un rito
senza senso, mena anche che un rito:
un’abitudine. Già con mio padre, a volte, sotto i fiori,
e mi domando cosa avrà pensato mia madre
di quel tabacco tombale: spettri, vandali?
O forse ha indovinato e non ne parla
per pudore. Full flavor blend, comunque, una miscela
mediocre, piuttosto grezza, Maryland: la sigaretta
rossa dei muratori, o così dicono. Anche il nome
riporta a sogni lisi e fuori corso: Parisienne,
ragazze che sghambettano su un palco al Moulin Rouge,
le luci di Pigalle, la naftalina di un secolo, BB.
O Jeanne Moreau, col suo volto
vastissimo e profondo: le sarebbe piaciuto
questo tabacco. Oggi però inattesi
dall’argine sono spuntati cinque germani
spaventandomi quasi: sono scesi in acqua regali,
risalendo la poca corrente della roggia, e uno di loro
si è voltato un istante.